Le batterie al sale sono state progettate in Sud Africa negli anni Ottanta. Ebbene sì, non sono un progetto così recente quanto molti di voi crederebbero!
Ad idearle è stata la Zeolite Battery Research, che creò quella che fu chiamata la Zebra Battery. Ma in realtà, nonostante il potenziale davvero green del tipo di batteria, l’azienda non ha investito a lungo su questa tecnologia. Il progetto è stato infatti venduto a diverse altre realtà imprenditoriali, collocate in differenti zone del mondo.
Fino a raggiungere l’Italia, quando la nota azienda di batterie per auto attualmente denominata Elettra 1938 (un tempo Fiamm) ha deciso di investire su queste batterie. E lo ha fatto con successo, in quanto è riuscita a generare un prodotto finale attualmente molto utilizzato da diverse compagnie di autobus. La batteria creata da Elettra 1938 ha preso il nome di “FZSonik“.
Dopo aver dato uno sguardo rapido alle batteria al sale sarà giusto rispondere ad alcuni interrogativi e svelare tutte le curiosità sul caso:
Da cosa sono composte le batterie al sodio? Quali sono i loro pro e contro? Quanto costano? In quali settori sono utilizzabili? E sono realmente e completamente riciclabili?
Lo scopriremo nel corso del seguente articolo.
A cosa servono le batterie al sale? In quali settori vengono usate oggi
Le batterie al sale, oltre che per l’alimentazione di mezzi pubblici, oggi vengono utilizzate anche in altri ambiti. Anche se l’obiettivo finale è sempre quello della sostenibilità ambientale.
Ad esempio, se dapprima sono state usate esclusivamente per i mezzi pubblici di trasporto, subito dopo sono nate anche le automobili con la batteria a sodio.
E non solo. I dispositivi al sale sono utili anche al fine di accumulare energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, come l’energia eolica.
Da menzionare sicuramente l’attenzione riservata agli accumulatori di energia al sale dall’azienda cinese Catl (Contemporary Amperex Technology), che nel 2022 li ha messi al centro di un suo progetto sperimentale. La società è già nota a livello mondiale per la sua produzione di batterie agli ioni di litio.
L’ultimo, ma non meno importante, impiego delle batterie al sale riguarda la loro capacità di fare anche da supporto per gli impianti fotovoltaici.
Qual è il loro prezzo di mercato
Per quanto riguarda i prezzi di mercato di tale tipologia di batterie sostenibili, è al momento decisamente più elevato rispetto a quello delle batterie classiche. Ovviamente, le novità prima di essere diffuse su ampia scala, e quindi scendere di prezzo, ci mettono un po’ di tempo.
L’investimento, ad ogni modo, è qualcosa che si rivelerà utile (anche al fine del risparmio economico) sul lungo periodo.
Come sono fatte: pro e contro delle batterie al sale
Si chiamano batterie al sale perché il cloruro di sodio è il loro componente principale, quello presente in maggior misura. Tuttavia, questi accumulatori di energia contengono anche altri componenti chimici, come il nichel, il rame, il ferro e la ceramica.
Poniamo l’accento, per un attimo, sul nichel. Si tratta di un elemento di difficile reperibilità ed altamente tossico.
Ma quindi, di fatto, le batterie al sale sono eco friendly oppure no?
Diciamo che – data la presenza del nichel (20% del totale) – per non andare a danneggiare l’ambiente, al momento dello smaltimento, bisognerà semplicemente adottare delle precauzioni.
Questo è uno dei pochi contro del prodotto, che tuttavia presenta diversi vantaggi. Quali?
- Oltre alla sua riciclabilità, c’è da menzionare il fatto che le batterie al sale funzionano anche a temperature ambientali molto fredde, fino ai -20°.
- Inoltre, rispetto alle batterie classiche, presentano un più ridotto rischio di causare incidenti come il surriscaldamento, il cortocircuito e le esplosioni.
- Infine, questo innovativo tipo di batterie possono funzionare anche 20 anni, senza che ci sia bisogno di particolari interventi di manutenzione.